Se non avessi te non sarei abbastanza
Questa mattina accompagno a scuola mio figlio Federico e al parcheggio trovo mia sorella con un gran sorriso. Aveva deciso di fare una sorpresa al suo nipotino più bravo garantendogli un carico di baci e abbracci sufficiente per le 6 ore di scuola. Aspetto mia sorella di ritorno dalla scuola e già a distanza mi fa segno che qualcuno è matto, il viso sconvolto e allibito. “Cosa succede?” Le domando, “c’è una mamma che sta prendendo per i capelli la figlia per mandarla a scuola, quella è pazza non è possibile che ancora oggi si vedano scene del genere!” [showhide type=”post” more_text=”Mostra altro…” less_text=”Mostra meno…”]

Ci si chiude lo stomaco e io un po’ titubante mi avvicino per ascoltare. La mamma e la figlia riescono a guadagnare qualche metro sul cancello della scuola ma la figlia è ancora disperata e a questo punto appare senza speranze anche la mamma che ha l’altra figlia in macchina che aspetta di essere accompagnata al liceo. Non so perché ma mi sono avvicinata a loro, già un’altra signora lo aveva fatto chiedendo cosa stava accadendo, la mamma racconta che la figlia non vuole andare a scuola perché il giorno prima il prof. di mate le aveva dato una nota per aver dimenticato il libro a casa… “ma fa niente” – dice la mamma – “cosa scriviamo sul libretto che entri in ritardo perché piangi e non vuoi andare a scuola? “
La mamma era fortemente in ansia non riusciva più a trattenersi – sai quando ti parte l’embolo e il tuo cervello razionale scompare momentaneamente dal quadro di controllo? Tutta lei era in balia delle emozioni, del tempo che non c’era più, della campanella che suonava, dell’altra figlia che aspettava, e immagino poi anche del disagio di essersi messa in piazza a gridare come una straccivendola.
In queste ore mi sono messa nei suoi panni e ringrazio i miei studi di coaching e di intelligenza emotiva perché mi insegnano a gestire proprio questi momenti in cui ognuno di noi, in situazione di stress, può cadere.[/showhide]
Quando la ragione lascia spazio a isterismi incontrollati, quando con il senno di poi cresce il senso di colpa per ogni parola detta nel modo e nel momento sbagliato, quando ti senti tutta sbagliata e sul tuo volto davanti allo specchio leggi un gigantesco fallimento allora è il momento di sederti e prenderti per mano.
Sai per certo che tua figlia non è solo quella dimenticanza, sai che ne accadranno altre di dimenticanze, di note e di voti un po’ così ma riconosci anche il bene infinito che nutri per lei.
Se vuoi esserle di aiuto e accompagnarla nell’affrontare la paura del non essere abbastanza, riguardati allo specchio e sorriditi con amore, prendi consapevolezza che hai commesso un errore nel comportarti così:
ho sbagliato perché: scrivi qui i tuoi pensieri più brutti.
Ora pensa ad un evento speciale in cui ti sei sentita veramente appagata nei panni di mamma e donna. Cosa di te ti piace di più? Scrivi senza giudicarti.

Infine fai un elenco delle cose che ti piacciono di più in tua figlia e tuo figlio e al suo rientro prova a dirglielo, se invece preferisci, scrivile una lettera semplice elencando tutte le cose belle che ha fatto per te in passato: un disegno, un piccolo servizio… rovista nei tuoi pensieri ed elenca tutto il bello che vedi in lei/lui, completa la lettera con un sincero “voglio il tuo bene” e lasciagliela sotto il cuscino. Il tuo sarà un dono incondizionato, non ti aspettare nulla ma godi appieno del salto fuori dalla tua zona di confort.
Fatto?! Brava hai reso straordinaria una giornata inizialmente da dimenticare.
La coach in Progress